Lettura quotidiana della Parola di Dio (non
scelta da noi ma scelta dalla Liturgia).
“La Parola di Cristo dimori
fra voi abbondantemente.
Ammaestratevi e ammonitevi
con ogni sapienza” (Col 3,16)
Come fare?
Invocare lo
Spirito Santo anche solo con una preghiera semplice ma fatta di cuore come: “Vieni Spirito Santo, Vieni per Maria”. Senza
la presenza dello Spirito Santo, la Parola di Dio è per noi solo parola di
parole. Ma attraverso lo Spirito questa Parola per noi non è semplicemente una
parola in mezzo alle altre, è Parola di Dio, viva e vivificante.
Viva significa che è attuale adesso, anche se parla di cose del passato, e vivificante significa che produce un effetto dentro la nostra vita; un effetto che a volte non è percepito immediatamente dalla nostra ragione ma che ha la stessa caratteristica della vita e della natura così come ci viene raccontato dal profeta Isaia: Così dice il Signore: “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55, 10-11). Il lavorio della Parola di Dio è in larga parte un lavoro silenzioso. Ciò non toglie però che a volte è anche dirompente, forte, immediato. A noi non è dato sceglierci il retrogusto dei suoi effetti. Noi accogliamo la Sua Parola con umiltà e fedeltà, non con dipendenza e fatalismo. Con umiltà perché i pensieri di Dio sono immensi e ci oltrepassano, così molto spesso non capiamo immediatamente dove vogliono condurci, ma come bambini innamorati della propria madre continuiamo a fissare il nostro sguardo sulle sue labbra, fidandoci con immenso abbandono in Lui. Con fedeltà perché l’intermittenza nella vita spirituale porta poco frutto. Dobbiamo imparare la costanza, la quotidianità. Questa fedeltà diventerà la nostra vera forza, la vera energia di cambiamento della nostra vita, come quando uno sportivo non si accontenta di avere una passione o un particolare talento ma si allena ogni giorno, con costanza e fedeltà. Ciò lo rende un campione: “Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l'aria, anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato” (1Cor 9,24-27). Senza l’applicazione seria, costante e quotidiana dell’ascolto della Parola, non avremo nessuno risultato, e ridurremo così Gesù a indifferenza o a emozione o sentimentalismo.
Viva significa che è attuale adesso, anche se parla di cose del passato, e vivificante significa che produce un effetto dentro la nostra vita; un effetto che a volte non è percepito immediatamente dalla nostra ragione ma che ha la stessa caratteristica della vita e della natura così come ci viene raccontato dal profeta Isaia: Così dice il Signore: “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55, 10-11). Il lavorio della Parola di Dio è in larga parte un lavoro silenzioso. Ciò non toglie però che a volte è anche dirompente, forte, immediato. A noi non è dato sceglierci il retrogusto dei suoi effetti. Noi accogliamo la Sua Parola con umiltà e fedeltà, non con dipendenza e fatalismo. Con umiltà perché i pensieri di Dio sono immensi e ci oltrepassano, così molto spesso non capiamo immediatamente dove vogliono condurci, ma come bambini innamorati della propria madre continuiamo a fissare il nostro sguardo sulle sue labbra, fidandoci con immenso abbandono in Lui. Con fedeltà perché l’intermittenza nella vita spirituale porta poco frutto. Dobbiamo imparare la costanza, la quotidianità. Questa fedeltà diventerà la nostra vera forza, la vera energia di cambiamento della nostra vita, come quando uno sportivo non si accontenta di avere una passione o un particolare talento ma si allena ogni giorno, con costanza e fedeltà. Ciò lo rende un campione: “Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l'aria, anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato” (1Cor 9,24-27). Senza l’applicazione seria, costante e quotidiana dell’ascolto della Parola, non avremo nessuno risultato, e ridurremo così Gesù a indifferenza o a emozione o sentimentalismo.
Un’altra cosa da non trascurare è quella di stare attenti a non
trasformare l’ascolto della Parola di Dio in libera interpretazione, in
filosofia complicata o in soggettivismo imbrattato di fede facendo dire a Dio
ciò che invece abbiamo in mente noi. San Pietro a questo proposito ha parole
illuminanti: “E così abbiamo conferma
migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione,
come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la
stella del mattino si levi nei vostri cuori. Sappiate anzitutto questo:
nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da
volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono
quegli uomini da parte di Dio” (2Pt 1,19-21). Per sfuggire questa deriva
dobbiamo assumere un doppio antibiotico spirituale:
1. Innanzitutto dobbiamo frequentare la Parola con stupore senza mai
dare per scontato niente. Soffermandoci sulle parole, sulle descrizioni, sui
luoghi, sulle persone, sui gesti, come se noi fossimo in quella scena
raccontata. Dobbiamo guardare tutto con attenzione, senza fretta, senza l’ansia
di tirar fuori subito una morale della storia o qualcosa da portar subito via. Attraverso
l’opera dello Spirito è come se quell’esperienza raccontata, quella parola
pronunciata ci entra dentro nella stessa maniera con cui una persona capisce di
più la bellezza del mare se lo vede di persona più che se deve accontentarsi
della descrizione di qualcuno altro. La Parola di Dio ci mette sempre in prima
persona. Lo Spirito misteriosamente ci ammaestra attraverso l’esperienza
diretta, e ciò lo riusciamo a capire pian piano, con il tempo. Ciò che prima
era semplicemente l’ascolto della parola di qualcun altro, ad un certo punto
diventa un ascolto che mi rende protagonista, che mi cambia per esperienza e
non per spiegazione. Motivo per cui con il tempo dovremmo man mano acquisire
anche qualche notizia maggiore sul testo Sacro. La storia, la geografia, le
caratteristiche redazionali possono essere un aiuto a farci comprendere meglio
ciò che leggiamo. Mai accontentarsi del minimo indispensabile. Approfondire,
imparare, acquisire e rendere anche gli altri partecipi di queste notizie. In
questa maniera si sdogana il monopolio della Parola come un fatto riservato
solo a pochi. Invece la Parola di Dio è un fatto ecclesiale, perché fa la
Chiesa, la raduna, l’ammaestra, la prepara all’incontro con Gesù, specie
nell’Eucarestia ma anche nel prossimo e nella stessa realtà. La Parola
trasforma la nostra mentalità, “ci toglie un cuore di pietra e ci dà un cuore
di carne”. Senza l’aiuto e l’opera della Parola di Dio dentro la nostra vita,
noi siamo condannati al “fai da te”, e di conseguenza alla delusione e
all’illusione.
2. Inoltre è importante condividere la Parola. Mai accontentarsi di
ascoltare la Parola da soli. Bisogna trovare sempre il modo di spezzare con
qualcun altro l’esperienza dell’ascolto. Parlarsi, scambiare sguardi sulla
Parola letta, attualizzarla, calarla nella cronaca della nostra vita e
soprattutto cercare di capire una qualche direzione da prendere. E mai pensare
che quella Parola è Sacra nel senso che è valida e lecito leggerla solo in
Chiesa o affini. Ovunque ci troviamo quella Parola deve essere con noi, deve
diventare argomento di discussione, di dialogo. Quella Parola deve profumare di
normalità, di quotidianità, di casa. Nel caso in cui si è impossibilitati a
poter condividere con qualcun altro, potrebbe essere d’aiuto anche leggere la
riflessione di altri sullo stesso brano, ovviamente dopo averne in qualche maniera
fatta una personale. Mai accontentarsi della digestione di altri. Ciascuno deve
nutrirsi e cercare di digerire personalmente la Parola. E con il tempo ciò che
sembrava difficile diventerà più semplice, e ciò che ci sembrava inaccessibile
diverrà chiaro come il sole del mattino.
Fare questo con costanza ogni giorno è un esercizio di realtà che
distrugge il dio inventato dalla nostra fantasia e ci dona l’esperienza
dell’incontro con un Dio reale che cambia la nostra vita.
Dopo solo dieci giorni vissuti così vi accorgerete che qualcosa sta
cambiando, e ciò che prima sembrava solo buio man mano scricchiola e comincia a
cedere spazio alla luce, al cambiamento, alla trasformazione. La farfalla ha
cominciato a rompere la scorsa da bruco che c’ha addosso. Cristo si fa spazio
facendo crescere in noi la Vita Nuova, quella che è stata seminata il giorno
del nostro battesimo, e che attende di venir fuori. I sintomi? Aumento della
libertà, della serenità, del coraggio nell’affrontare la realtà, Trasformazione
della nostra capacità di amare che da egoismo latente diventa Amore vero, Amore
che rende felici. E se cambiano noi comincia attraverso di noi a cambiare il
mondo attorno a noi. Cristo cambia la storia non da fuori, ma da dentro, noi ne siamo il Suo prolungamento.
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