giovedì 27 settembre 2012

La preghiera del Rosario (Esercizi di realtà/3)




C’è una scena raccontata nel Vangelo di Giovanni che rimane significativa per ciascuno di noi: a Maria che sta soffrendo un grande dolore sotto la croce per la morte del Figlio, viene rivolta dallo stesso Figlio morente una parola che la rigenera: “Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa” (Gv, 19,25). Questa donna umanamente sola, vedova e ora in procinto di perdere anche il suo unico figlio, non rimane realmente sola, ma da quel momento in poi entra in casa di Giovanni (“e il discepolo la prese in casa sua”), da quel momento la maternità di Maria si estende a tutti i discepoli. Sotto la croce il suo dolore diventa il dolore delle doglie di un parto: la nostra nuova rinascita. Maria non abita una chiesa, un santuario, ma è nella casa dei discepoli, cioè nella nostra vita. Siamo noi Giovanni, e finché non inizieremo a fare spazio nella nostra vita a Maria, non capiremo nulla del Vangelo.
Questo lo si comprende meglio nella Pentecoste, perché quando Dio manda lo Spirito Santo, in quel cenacolo non ci sono solo gli apostoli, ma anche Maria. Maria che aveva già ricevuto lo Spirito Santo, con l’annuncio dell’angelo Gabriele (“Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà dell'ombra sua; perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio” Lc 1,35). Da quell’istante in poi il grembo di Maria ha in se il Figlio di Dio. Un figlio! Non un’idea nuova! Maria è l’unica già esperta nel “campo dello Spirito Santo”. Questo è il motivo per cui la ritroviamo nel cenacolo con gli apostoli. È l’unica che sa già come ci si comporta. E’ l’unica che ha già partorito nello Spirito Santo. Tutta la storia della Chiesa è intrisa della presenza di questa Donna. Dio non soltanto ci domanda qualcosa ma ci dà anche gli strumenti per fare questo.   Uno degli strumenti privilegiati è Maria. Motivo per cui la devozione a Lei non va mai messa tra le cose bigotte della nostra fede o tra le cose di cui ne possiamo fare serenamente a meno.
Ci sono due caratteristiche che ci rendono cristiani e cattolici e queste sono: l’Eucaristia e Maria. Con questi due pilastri nella nostra vita possiamo essere cristiani veri, perché discepoli.
La preghiera del Rosario è uno strumento che spesso nella vita della Chiesa ha fatto i miracoli più grandi.
La preghiera del Rosario non è una preghiera devozionistica. Essa è una delle preghiere più potenti che noi abbiamo come cristiani. Non perché ci aiuta ad ottenere le cose sperate o che chiediamo come per magia (non è questa la potenza del Rosario); la sua efficacia sta nel fatto che essa è lo strumento dei semplici. Dio ama le cose semplici, non le nostre filosofie. Per poter usare il Rosario c’è solo bisogno della fede e dell’amore, e il Rosario è un esercizio di fede e di amore. Tutto il Vangelo è pieno di miracoli e cambiamenti ottenuti proprio grazie alla fede e all’amore: “Và, la tua fede ti ha salvato…”; oppure, “Le sarà molto perdonato perché ha molto amato…”.
La Chiesa ha messo in mano ai cristiani, uno strumento efficace e alla portata di tutti. Ed è anche potente contro il male, proprio perché è semplice. Diffidiamo dal cristianesimo complicato. Dio è semplice immediato, egli arriva al dunque, e il Rosario è fatto di “dunque”.  
Il Rosario non è una preghiera messa al margine, ma è una preghiera riassuntiva. È una sorta di concentrato di tutto. Essa ha una spina dorsale importantissima che è la vita di Cristo. Siamo cristiani perché abbiamo deciso di guardare Qualcuno e dire “questa è la maniera giusta di vivere”; questo Qualcuno è Gesù. Se ho gli occhi fissi di Lui, posso fare bene tutto ciò che vivo nella mia vita, qualsiasi situazione che mi riguarda. Se comincio ad assomigliare a Cristo posso anche diventare me stesso fino in fondo. Questo non vuol dire emularlo ma prendere sul serio ciò che sono. Tutto il Rosario è costruito attorno a questo fulcro che è Cristo. Quindi è la stessa Parola di Dio il fulcro, perché la vita di Cristo la troviamo nella Parola, e non “in quello che io penso di Gesù”. Diversamente faremmo l’errore di credere in un dio inventato da noi e non in un Dio reale. Vivere una relazione con il Dio vero, quello della Parola di Dio appunto, ci aiuta a togliere tutto ciò che nella nostra vita di fede non serve, tutto ciò che non ci aiuta a crescere, perché ci irretisce nelle nostre finte immagini di Dio. Dire questo in riferimento al Rosario vuol dire che pregare il Rosario è tornare alla Parola di Dio. In questa preghiera c’è tutto ciò che di essenziale sta nel vangelo dall’inizio alla fine.
In tutti e quattro i Misteri che si contemplano (Gioia, Luce, Dolore, Gloria), c’è tutto, dall’inizio alla fine. Chi prega il Rosario cosa fa fondamentalmente? Fa memoria, cioè si cala dentro gli eventi importanti che ci racconta la Parola di Dio, e si lascia cambiare dalle cose che contempla. Questo non significa semplicemente ripetere in modo meccanico la preghiera dell’Ave Maria per dieci volte. Vuol dire, piuttosto, calarsi dentro quello che stiamo contemplando. Noi diventiamo così contemporanei della Nascita, Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. Senza che i nostri sensi lo percepiscano, grazie allo Spirito Santo siamo li presenti a quell’evento avvenuto duemila anni fa;  evento che si attualizza sempre per noi e continua a donarci la salvezza. Cosi noi possiamo fare esperienza di una cosa che è accaduta una volta per tutte. Non è più un semplice racconto ma è sperimentare ciò che preghiamo, è uno stare lì per il tempo di 10 Ave Maria...
Nel Rosario accade ciò grazie allo Spirito Santo. Esso è come il soffio che fa suonare un flauto. Se non c’è in noi il soffio dello Spirito Santo non possiamo pregare. È questo che rende valida la nostra preghiera. Ciò che rende efficace il Rosario è lo Spirito Santo che ci prende e ci porta dinanzi alle cose che stiamo contemplando. Siamo li realmente ma in maniera misteriosa, e con la testa e con il cuore dobbiamo sforzarci di essere li, in quella situazione, in quel mistero  e fare compagnia a Gesù insieme e attraverso Maria. Cosi quando usciamo fuori dalla preghiera quello che abbiamo contemplato fa parte della nostra vita e ci trasforma interiormente. Il Rosario ci rende docili all’azione di Dio nella nostra vita, perché fa crollare tutti i nostri blocchi e tutti i nostri no.
In ogni mistero possiamo trovare una situazione della nostra vita che stiamo vivendo. Noi siamo li presenti, con Gesù, con Maria, con tutta la gente del mondo, con chi amiamo, con chi ha domandato preghiera. In quella scena siamo presenti noi e possiamo portare con noi chiunque vogliamo e donargli così i benefici di quella presenza, come quando si porta qualcuno che da tanto tempo ha vissuto nel buio e nel nuvoloso dell’inverno e d’un tratto lo si accompagna davanti alla luce del sole dell’estate. Quel sole lo riscalda, lo abbronza, lo allieta, lo guarisce.  Tutto ciò riattiva la nostra vita di fede, la nostra vita spirituale. Il Rosario può davvero cambiare la nostra vita perché è un esercizio del cuore e non dei sentimenti.
Il Signore non ci ha affidato solo il Rosario, ma anche il potere di intercedere per qualcun altro. L’intercessione è la capacità di chiedere qualcosa a nome di un altro. Pregare per chi non prega, sperare per chi non spera, amare per chi non ama; ecco perché è importante riprendere in mano la preghiera del Rosario, perché essa non è solo per noi, ma è responsabilità anche nei confronti del nostro prossimo.     
Ma un bellissimo testo di San Josemaria Escrivà può davvero aiutarci a fare sintesi:
A questi uomini devo dire un segreto, una verità che potrebbe diventare veramente l'inizio del cammino per il quale Cristo vuole condurli. Amico, se vuoi essere grande, fatti piccolo.



Per essere piccolo bisogna credere come credono i bambini, amare come amano i bambini, abbandonarsi come sanno abbandonarsi i bambini, pregare come pregano i bambini.

E queste cose, tutte insieme, sono necessarie per tradurre in pratica quanto sto per dirti in queste righe:



L'inizio del cammino che ha per termine l'amore folle per Gesù, è un fiducioso amore alla Madonna.

 Vuoi amare la Vergine? E allora parla con Lei, cerca di conoscerla. - Come? - Recitando bene il suo Rosario.



- Ma nel Rosario… diciamo sempre le stesse cose! - Le stesse cose? Non si dicono sempre le stesse cose coloro che si amano?... Non sarà che il tuo Rosario risulta monotono perché, invece di pronunciare parole come un uomo, stai lì assente, ed emetti suoni senza senso, perché il tuo pensiero è lontano da Dio? - E poi, guarda: prima di ogni decina, si indica il mistero da contemplare. Tu... hai contemplato almeno una volta questi misteri?

Fatti piccolo. Vieni con me e vivremo - ecco il nocciolo della mia confidenza - la vita di Gesù, di Maria e di Giuseppe.

Ogni giorno faremo qualcosa di nuovo per loro. Ascolteremo le loro conversazioni famigliari. Vedremo crescere il Messia.

Ammireremo i suoi trent'anni di vita nascosta...

Assisteremo alla sua Passione e alla sua Morte... Resteremo attoniti di fronte alla gloria della sua Risurrezione...

In una parola: contempleremo, pazzi di Amore (non c'è altro amore che l'Amore), tutti i momenti della vita di Gesù”.  

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