C’è una scena raccontata nel
Vangelo di Giovanni che rimane significativa per ciascuno di noi: a Maria che
sta soffrendo un grande dolore sotto la croce per la morte del Figlio, viene
rivolta dallo stesso Figlio morente una parola che la rigenera: “Gesù allora, vedendo la madre e lì
accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il
tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento
il discepolo la prese nella sua casa” (Gv, 19,25). Questa donna umanamente sola, vedova
e ora in procinto di perdere anche il suo unico figlio, non rimane realmente sola,
ma da quel momento in poi entra in casa di Giovanni (“e il discepolo la prese in casa sua”), da quel momento la
maternità di Maria si estende a tutti i discepoli. Sotto la croce il suo dolore
diventa il dolore delle doglie di un parto: la nostra nuova rinascita. Maria non
abita una chiesa, un santuario, ma è nella casa dei discepoli, cioè nella
nostra vita. Siamo noi Giovanni, e finché non inizieremo a fare spazio nella
nostra vita a Maria, non capiremo nulla del Vangelo.
Questo lo si comprende meglio nella Pentecoste, perché quando Dio manda lo Spirito Santo, in quel cenacolo non ci sono solo gli apostoli, ma anche Maria. Maria che aveva già ricevuto lo Spirito Santo, con l’annuncio dell’angelo Gabriele (“Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà dell'ombra sua; perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio” Lc 1,35). Da quell’istante in poi il grembo di Maria ha in se il Figlio di Dio. Un figlio! Non un’idea nuova! Maria è l’unica già esperta nel “campo dello Spirito Santo”. Questo è il motivo per cui la ritroviamo nel cenacolo con gli apostoli. È l’unica che sa già come ci si comporta. E’ l’unica che ha già partorito nello Spirito Santo. Tutta la storia della Chiesa è intrisa della presenza di questa Donna. Dio non soltanto ci domanda qualcosa ma ci dà anche gli strumenti per fare questo. Uno degli strumenti privilegiati è Maria. Motivo per cui la devozione a Lei non va mai messa tra le cose bigotte della nostra fede o tra le cose di cui ne possiamo fare serenamente a meno.
Questo lo si comprende meglio nella Pentecoste, perché quando Dio manda lo Spirito Santo, in quel cenacolo non ci sono solo gli apostoli, ma anche Maria. Maria che aveva già ricevuto lo Spirito Santo, con l’annuncio dell’angelo Gabriele (“Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà dell'ombra sua; perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio” Lc 1,35). Da quell’istante in poi il grembo di Maria ha in se il Figlio di Dio. Un figlio! Non un’idea nuova! Maria è l’unica già esperta nel “campo dello Spirito Santo”. Questo è il motivo per cui la ritroviamo nel cenacolo con gli apostoli. È l’unica che sa già come ci si comporta. E’ l’unica che ha già partorito nello Spirito Santo. Tutta la storia della Chiesa è intrisa della presenza di questa Donna. Dio non soltanto ci domanda qualcosa ma ci dà anche gli strumenti per fare questo. Uno degli strumenti privilegiati è Maria. Motivo per cui la devozione a Lei non va mai messa tra le cose bigotte della nostra fede o tra le cose di cui ne possiamo fare serenamente a meno.
Ci sono due caratteristiche
che ci rendono cristiani e cattolici e queste sono: l’Eucaristia e Maria. Con
questi due pilastri nella nostra vita possiamo essere cristiani veri, perché
discepoli.
La preghiera del Rosario è uno
strumento che spesso nella vita della Chiesa ha fatto i miracoli più grandi.
La preghiera del Rosario non è
una preghiera devozionistica. Essa è una delle preghiere più potenti che noi
abbiamo come cristiani. Non perché ci aiuta ad ottenere le cose sperate o che
chiediamo come per magia (non è questa la potenza del Rosario); la sua efficacia
sta nel fatto che essa è lo strumento dei semplici. Dio ama le cose semplici,
non le nostre filosofie. Per poter usare il Rosario c’è solo bisogno della fede
e dell’amore, e il Rosario è un esercizio di fede e di amore. Tutto il Vangelo
è pieno di miracoli e cambiamenti ottenuti proprio grazie alla fede e
all’amore: “Và, la tua fede ti ha
salvato…”; oppure, “Le sarà molto
perdonato perché ha molto amato…”.
La Chiesa ha messo in mano ai
cristiani, uno strumento efficace e alla portata di tutti. Ed è anche potente
contro il male, proprio perché è semplice. Diffidiamo dal cristianesimo
complicato. Dio è semplice immediato, egli arriva al dunque, e il Rosario è
fatto di “dunque”.
Il Rosario non è una preghiera
messa al margine, ma è una preghiera riassuntiva. È una sorta di concentrato di
tutto. Essa ha una spina dorsale importantissima che è la vita di Cristo. Siamo
cristiani perché abbiamo deciso di guardare Qualcuno e dire “questa è la
maniera giusta di vivere”; questo Qualcuno è Gesù. Se ho gli occhi fissi di Lui,
posso fare bene tutto ciò che vivo nella mia vita, qualsiasi situazione che mi
riguarda. Se comincio ad assomigliare a Cristo posso anche diventare me stesso
fino in fondo. Questo non vuol dire emularlo ma prendere sul serio ciò che sono.
Tutto il Rosario è costruito attorno a questo fulcro che è Cristo. Quindi è la
stessa Parola di Dio il fulcro, perché la vita di Cristo la troviamo nella
Parola, e non “in quello che io penso di Gesù”. Diversamente faremmo l’errore
di credere in un dio inventato da noi e non in un Dio reale. Vivere una
relazione con il Dio vero, quello della Parola di Dio appunto, ci aiuta a
togliere tutto ciò che nella nostra vita di fede non serve, tutto ciò che non
ci aiuta a crescere, perché ci irretisce nelle nostre finte immagini di Dio.
Dire questo in riferimento al Rosario vuol dire che pregare il Rosario è
tornare alla Parola di Dio. In questa preghiera c’è tutto ciò che di essenziale
sta nel vangelo dall’inizio alla fine.
In tutti e quattro i Misteri che
si contemplano (Gioia, Luce, Dolore, Gloria), c’è tutto, dall’inizio alla fine.
Chi prega il Rosario cosa fa fondamentalmente? Fa memoria, cioè si cala dentro
gli eventi importanti che ci racconta la Parola di Dio, e si lascia cambiare
dalle cose che contempla. Questo non significa semplicemente ripetere in modo
meccanico la preghiera dell’Ave Maria per dieci volte. Vuol dire, piuttosto,
calarsi dentro quello che stiamo contemplando. Noi diventiamo così contemporanei
della Nascita, Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. Senza che i nostri sensi
lo percepiscano, grazie allo Spirito Santo siamo li presenti a quell’evento
avvenuto duemila anni fa; evento
che si attualizza sempre per noi e continua a donarci la salvezza. Cosi noi
possiamo fare esperienza di una cosa che è accaduta una volta per tutte. Non è più
un semplice racconto ma è sperimentare ciò che preghiamo, è uno stare lì per il
tempo di 10 Ave Maria...
Nel Rosario accade ciò grazie
allo Spirito Santo. Esso è come il soffio che fa suonare un flauto. Se non c’è
in noi il soffio dello Spirito Santo non possiamo pregare. È questo che rende
valida la nostra preghiera. Ciò che rende efficace il Rosario è lo Spirito
Santo che ci prende e ci porta dinanzi alle cose che stiamo contemplando. Siamo
li realmente ma in maniera misteriosa, e con la testa e con il cuore dobbiamo
sforzarci di essere li, in quella situazione, in quel mistero e fare compagnia a Gesù insieme e
attraverso Maria. Cosi quando usciamo fuori dalla preghiera quello che abbiamo
contemplato fa parte della nostra vita e ci trasforma interiormente. Il Rosario
ci rende docili all’azione di Dio nella nostra vita, perché fa crollare tutti i
nostri blocchi e tutti i nostri no.
In ogni mistero possiamo
trovare una situazione della nostra vita che stiamo vivendo. Noi siamo li
presenti, con Gesù, con Maria, con tutta la gente del mondo, con chi amiamo,
con chi ha domandato preghiera. In quella scena siamo presenti noi e possiamo
portare con noi chiunque vogliamo e donargli così i benefici di quella presenza,
come quando si porta qualcuno che da tanto tempo ha vissuto nel buio e nel nuvoloso
dell’inverno e d’un tratto lo si accompagna davanti alla luce del sole
dell’estate. Quel sole lo riscalda, lo abbronza, lo allieta, lo guarisce. Tutto ciò riattiva la nostra vita di
fede, la nostra vita spirituale. Il Rosario può davvero cambiare la nostra vita
perché è un esercizio del cuore e non dei sentimenti.
Il Signore non ci ha affidato
solo il Rosario, ma anche il potere di intercedere per qualcun altro.
L’intercessione è la capacità di chiedere qualcosa a nome di un altro. Pregare
per chi non prega, sperare per chi non spera, amare per chi non ama; ecco
perché è importante riprendere in mano la preghiera del Rosario, perché essa
non è solo per noi, ma è responsabilità anche nei confronti del nostro
prossimo.
Ma un bellissimo testo di San Josemaria Escrivà può davvero
aiutarci a fare sintesi:
“A questi uomini devo dire un segreto,
una verità che potrebbe diventare veramente l'inizio del cammino per il quale
Cristo vuole condurli. Amico, se vuoi essere grande, fatti piccolo.
Per
essere piccolo bisogna credere come credono i bambini, amare come amano i
bambini, abbandonarsi come sanno abbandonarsi i bambini, pregare come pregano i
bambini.
E queste cose, tutte insieme, sono necessarie per tradurre in pratica
quanto sto per dirti in queste righe:
L'inizio del cammino che ha per
termine l'amore folle per Gesù, è un fiducioso amore alla Madonna.
—
Vuoi amare la Vergine? E allora parla con Lei, cerca di conoscerla. - Come? -
Recitando bene il suo Rosario.
- Ma nel Rosario… diciamo
sempre le stesse cose! - Le stesse cose? Non si dicono sempre le stesse cose
coloro che si amano?... Non sarà che il tuo Rosario risulta monotono perché,
invece di pronunciare parole come un uomo, stai lì assente, ed emetti suoni
senza senso, perché il tuo pensiero è lontano da Dio? - E poi, guarda:
prima di ogni decina, si indica il mistero da contemplare. Tu... hai contemplato
almeno una volta questi misteri?
Fatti piccolo. Vieni con me e vivremo
- ecco il nocciolo della mia confidenza - la vita di Gesù, di Maria e di
Giuseppe.
Ogni giorno faremo qualcosa di nuovo per loro. Ascolteremo le loro
conversazioni famigliari. Vedremo crescere il Messia.
Ammireremo i suoi
trent'anni di vita nascosta...
Assisteremo alla sua Passione e alla sua
Morte... Resteremo attoniti di fronte alla gloria della sua Risurrezione...
In
una parola: contempleremo, pazzi di Amore (non c'è altro amore che l'Amore),
tutti i momenti della vita di Gesù”.
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